DOC Valsusa nuove opportunità

Approvato il nuovo Disciplinare

La DOC Valsusa nasce nel 1997 quale riconoscimento di un areale con caratteristiche peculiari:

  • pedoclimatiche;
  • biodiversità;
  • zona di produzione ristretta a 19 comuni da Almese ad Exilles,

riservata al vino Rosso anche nella tipologia “novello”.

La valle, dall’andamento Est-Ovest, ha un microclima caratterizzato da notevoli escursioni termiche tra giorno e notte, da una scarsa piovosità estiva unita a un buon soleggiamento ed elevata ventosità che permette l’allevamento della vite fino oltre i mille metri.

Il terreno è vario, si passa da suoli morenici della Bassa Valle, a terreni misti evoluitisi su materiali fluvioglaciali, calcescisti, gneiss, megascisti, pietre verdi, dolomie e quarzite dell’Alta Valle.  

I vigneti si inerpicano su ripidi pendi, tra rocce e terrazzamenti sostenuti da muretti a secco, dove la coltivazione e la vendemmia sono unicamente manuali, una viticoltura definibile “eroica”.

Un’area marginale non vocata a grandi produzioni (nel 2017 – 23,6 ettolitri) che ha favorito il mantenimento di una significativa biodiversità varietale, di grande personalità.

Nel tempo il Disciplinare del 1997 ha subito alcune lievi variazioni, ma quello licenziato a dicembre 2019 è innovativo in quanto introduce la possibilità di vinificare, oltre alla tipologia Rosso (non è più previsto il “novello”), tre vini monovarietali di cui due rossi: “Avanà”, “Becuet” e uno bianco: “Baratuciat”.

Confermato, per rivendicare la Denominazione, l’obbligo di effettuare tutte le operazioni di vinificazione solo nei comuni della Valle di Susa indicati sul disciplinare.

Base ampelografica

 Valsusa Rosso, il nuovo Disciplinare ha autorizzato nella composizione ampelografica il Becuet in aggiunta all’Avanà, al Barbera, al Dolcetto, al Neretta cuneese (da soli o congiuntamente minimo 60%) e, per l’eventuale restante 40%, i vitigni non aromatici iscritti al Registro Nazionale.

Valsusa con le specificazioni dei vitigni: Avanà, Becuet e Baratuciat, vini monovarietali (85%) ai quali possono concorrere “uve di colore analogo da soli o congiuntamente …  per un massimo del 15%”.

Vitigni

Avanà, vitigno a bacca nera, citato nel 1606 da Gio Battista Croce, gioielliere-enologo, nel suo trattato “Delle eccellenza e diversita de i vini, che nella Montagna di Torino si fanno …” col nome Avanale. Coltivato nel passato in Savoia e nel Delfinato col nome Hibou Noir. Oggi, è presente quasi esclusivamente nella media e alta Valle di Susa e marginalmente alla Val Chisone (Pinerolese) dove rientra nella composizione della DOC Pinerolese Ramìe. Vinificato in purezza produce un vino scarico di colore (rosso rubino chiaro che presto vira all’arancio), dai profumi floreali e fruttati, fresco, di media struttura poco alcolico, lievemente tannico, moderatamente acido, con un finale ammandorlato. Di pronta beva non adatto all’invecchiamento.

Becuet, vitigno a bacca nera, diffuso in alta e media Valle di Susa, è conosciuto in Savoia con il nome Persan. Vinificato in purezza dà vini ricchi di ricchi di corpo e struttura con intesi profumi speziati, di marasca sotto spirito Predilige l’affinamento in legno per un periodo più o meno prolungato,

Baratuciat, vitigno autoctono, raro, dalle origini sconosciute (le ricerche clonali hanno escluso parentele con vitigni conosciuti), riscoperto in Almese negli anni ’90 del secolo scorso. Vinificato in purezza evidenza un bel color giallo paglierino con riflessi verdolini, brillante. Al naso sentori di bosso, di fiori di ginestra, di fiori bianchi (biancospino e sambuco) e di macchia mediterranea (salvia, rosmarino) e note minerali. In bocca è complesso, con un’acidità equilibrata, una leggera sapidità e una nota ammandorlata finale.

E’ quello che i produttori si augurano da molti anni perché, dopo una DOC generica, da subito le aziende hanno puntato su vini monovitigno (Avanà e Becuet). Un’ottima possibilità di incrementare la produzione passando da 30.000 circa ad oltre 40.000. Positivo è anche il riconoscimento del Baratuciat, in Valle stanno sorgendo nuovi impianti in funzione dell’interessante potenzialità di questa vite”.

Giancarlo Martina dell’Az. Martina di Giaglione
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