Vini rossi fermi provenienti da una terra di grande tradizione, Saint-Émilion è uno dei più antichi vigneti della Francia e il primo paesaggio viticolo nominato patrimonio mondiale per l’UNESCO nel 1999.
I vigneti si estendono sulla riva destra del fiume Dordogna a 50 chilometri da Bordeaux.
Due denominazioni, un “classement”
Le due Denominazioni d’Origine (AOC) unisco la totalità del territorio:
- Saint- Émilion;
- Saint- Émilion grand cru, che può essere completato dalle menzioni:
- Grand cru classé: n. 64 Château;
- Premier grand cru classé: n. 18 Château, suddivisi in:
- Classé A: Châteaux Ausone, Château Angélus, Cheval Blanc, Château Pavie.
- Classé B: Château Beau-Séjour Bécot, Château Beauséjour (Héritiers Dufau-Lagarrosse), Château Bélair-Monange, Château Canon, Château Canon la Gaffelière , Clos Fourtet, Château Figeac, Château la Gaffelière, La Mondotte, Château Larcis Ducasse, Château Pavie Macquin, Château Troplong Mondot, Château Trotte Vieille, Château Valandraud.
Appunti di storia
Il ritrovamento di anfore vinarie conferma la presenza del vino nella regione di Saint-Émilion sin dal periodo gallo-romano.
Il matrimonio tra Aliénor d’Aquitaine e il re Henri II Plantageneto (1152) fa passare l’Aquitania sotto la dominazione inglese aprendo il commercio dei vini verso Inghilterra.
Nel 1199, Giovanni Senzaterra, re d’Inghilterra, introduce nella città di Saint-Émilion una forma di governo detta Jurade con la quale vengono concesse autonomia politica e giudiziaria, franchigie, controllo della qualità e commercio del vino.
Un’autonomia che rimarrà in vita fino alla Rivoluzione (1789). La Jurade sarà resuscitata nel 1948 come confraternita, con lo scopo di promuovere i vini e organizzare manifestazioni enoiche.
Altri fattori positivi, che fanno di Saint-Émilion un importante centro produttivo e commerciale vitivinicolo, sono l’apertura del porto di Libourne (1269), che favorisce i commerci e la riconferma dei privilegi della Jurade da parte di Edoardo I° (1289).
Nel XVII° secolo la domanda inglese e olandese di vini favorisce l’espansione dei vigneti. Con la Rivoluzione la città perde i suoi privilegi e anche la produzione di vino ne risente qualitativamente.
Significativo è l’atteggiamento dei courtiers bordolesi che, nella classificazione del 1855 realizzata per l’Esposizione Universale di Parigi, ignorarono questi vini.
Nel 1884, per difendere i vini e promuoverli, i produttori costituiscono il Sindacato Viticolo che sostituisce la disciolta Jurade.
Nel 1936 viene concessa la AOC, nel 1955 la denominazione è modificata con la definizione di quattro gerarchie: “Saint-Émilion”, “Saint-Émilion grand cru”, “Saint-Émilion grand cru classé” e “Saint-Émilion premier grand gru classé”.
Dopo il 1984 restano solo due denominazioni “Saint-Émilion” e “Saint-Èmilion grand cru”, i “cru classé” rientrarono in quest’ultima denominazione.
Oggi i produttori sono 700 (superfice vitata 5.450 ha) con una produzione di circa 229.000 ettolitri
Storia del “classement Saint-Émilion grand cru classé” I vini del Libournais, la regione geografica a cui appartiene Saint- Émilion, non rientrarono nella gerarchia dei 1855. Nel 1954, per la prima volta, si procedette a stilare una gerarchia con validità decennale ma sarà rivista più volte: la prima nel 1958 e l’ultima nel 2006. Quest’ultima è stata contestata e annullata dal Tribunale Amministrativo di Bordeaux. Per chiudere la controversia, Il Parlamento francese, nel maggio 2009, vota un articolo che ristabilisce la gerarchia del 1996 aggiungendo i promossi del 2006. A seguito richieste di chiarimenti, il “Conseil des Vins de Saint-Èmilion”, in sinergia con l’INAO, decide di procedere ad una revisione del regolamento. Il nuovo regolamento, licenziato a febbraio 2020, entrerà in vigore a partire dalla vendemmia 2022. L’impianto normativo rimane invariato così come la durata decennale. Però due Château Cheval Blanc e Château Ausone, classé “A” sin dagli anni ‘50, hanno deciso di non partecipare al “classement” contestando i criteri di valutazione (fonte Le Point, 9 luglio 2021). Non resta che aspettare il nuovo "classement".
Vigneti e vitigni
Saint-Émilion si trova su un altopiano circondato da viti che crescono ad un’altitudine tra i 25 e 100 metri. A sud del paese i vigneti sono ubicati su pendii scoscesi. L’altopiano ad est assume la forma di rilievi collinari mentre a nord e a ovest i terreni diventano pianeggianti.
La base ampelografica comprende: Cabernet Franc (detto localmente “bouchet”), Cabernet-Sauvignon, Carmenère, Cot (Malbec e localmente “pressac”), Merlot con possibilità di completare l’assemblaggio con il Petit Verdot (massimo 10%).
Le varietà in disciplinare sono quelle tipiche della ricetta bordolese anche se nell’assemblaggio del Saint- Émilion prevale il Merlot con il supporto principale del Cabernet Franc e in misura minore del Cabernet Sauvignon, le altre varietà sono marginali.
Fanno eccezione alcune cantine come Château Figeac che addotta un assemblaggio basato su due terzi di Cabernet (Franc e Sauvignon) e Château Cheval Blanc dove è presente una elevata percentuale di Cabernet Franc.
Il Merlot apporta al vino colore, alcolicità, complessità aromatica (frutti rossi e neri), morbidezza e tannini setosi, il Cabernet Franc dona finezza aromatica leggermente speziata, freschezza e tannini più evidenti e il Cabernet Sauvignon apporta note speziate, complessità e tannini importanti.
Il clima
L’areale di “Saint-Émilion” beneficia di un clima oceanico temperato con influsso continentale più accentuato rispetto alle altre zone della Gironda, merito della sua posizione più a est rispetto alle altre zone del bordolese. Gli inverni sono meno rigidi, le primavere precoci assicurano una ripartenza vegetativa anticipata e le estati, siccitose, si prolungano fino a fine settembre. La temperatura media annuale si attesta sui 12,8°C.
I tre “terroir” principali
Nella regione di Saint-Émilion si incontrano una grande varietà di suoli dell’epoca terziaria (argillo-sabbiosi con più o meno calcari, sabbiosi senza ghiaie e ciottoli, argillosi) e dell’epoca quaternaria (alluvionali con sabbia e ghiaia).
Tuttavia è tradizione inquadrare i vini in tre categorie particolari:
- i cru presenti su collinette e pendii sono strutturati e chiusi in gioventù ma con grande potenzialità all’invecchiamento;
- i cru posizionati nella parte bassa delle colline con esposizione sud e dell’altopiano con suoli argillo-sabbiosi sono meno strutturati ma espressivi sin dalla giovane età;
- le vigne collocate su terrazzamenti, che scendono verso la Dordogna, costituiti da sabbie e ghiaia producono dei Saint-Èmilion generici.
Nella prime due aree sono collocati i migliori Château.
Saint-Émilion e Saint-Émilion grand cru: due denominazioni geograficamente intrecciate
Tutti i processi dalla vendemmia all’affinamento devono avvenire nel territorio di nove i comuni:
Saint-Christophe-des-Bardes, Saint-Émilion, Saint-Etienne-de-Lisse, Saint-Hippolyte, Saint-Laurent-des-Combes, Saint-Pey d’Armens, Saint-Sulpice-de-Faleyrens, Vignonet e in parte in quello del comune di Libourne, tutti ricadenti nel Dipartimento della Gironda.
La differenza qualitativa tra i “Saint-Émilion grand cru” e i “Saint-Émilion grand cru classé” è notevole.
La menzione “grand cru” viene attribuita ai vini rossi che hanno un titolo alcolometrico vol. minimo naturale più elevato (+0.50%) e una resa inferiore rispetto al Saint-Émilion ordinario. Tutti i produttori possono chiedere di utilizzare questa menzione.
I vini “grand cru classé” e “premiere grand cru classé”, invece, rientrano in una classificazione ufficiale (emanata dal Ministero dell’Agricoltura e INAO), stilata da una commissione formata da membri esterni alla regione vitivinicola e indipendenti.
Tra i criteri di valutazione ci sono: la degustazione, l’attitudine all’invecchiamento, la continuità qualitativa della produzione nel tempo, la gestione, la notorietà della cantina e rispettare requisiti previsti il disciplinare del “Saint-Émilion grand cru”.
Note organolettiche
Fattori importanti che influenzano le differenze organolettiche dei Saint-Émilion sono la composizione ampelografica e la natura dei suoli.
Il colore predominante nei vini giovani è il rosso rubino che si evolve acquisendo riflessi granati e porpora che poi, col tempo, si modificano in note aranciate e mattonate. I vini molto invecchiati assumo un colore bruno.
I sentori olfattivi sono complessi, da giovane sviluppa note fruttate (ciliegia, mirtillo nero e rosso, prugna, mora, chassis), speziate (pepe, cannella), di legno nuovo e vaniglia, col tempo, i profumi si evolvono in sentori terziari quali cuoio, legno tostato, acquavite.
In bocca è armonioso, equilibrato con tannini setosi anche se da giovane questi talvolta possono risultare spigolosi.
I “grand cru classé” risultano molto complessi, armonici, ampi, con ottima persistenza aromatica, un equilibrio sottile e una grande potenziale all’invecchiamento.
Note di degustazione
Saint-Émilion grand cru, Château Lafleur Tapon, 2014, Vignoble Raymond Tapon, biologico. Vitigni: Merlot (80%), Cabernet Franc (17%), Cabernet Sauvignon e Presac (Cot).
Vino dal colore porpora inteso, limpido, brillante con sentori di legno leggermente tostato e ciliegia sotto spirito, note speziate, di incenso e un finale erbaceo. In bocca morbido, rotondo con tannini perfettamente fusi, equilibrato, abbastanza lungo.
Saint-Émilion grand cru classé, Chateau Fombrauge, 2018. Vitigni Merlot (90%), Cabernet Franc (10%).
Vino dal colore granato profondo, al naso evidenzia note di ciliegia nera, mora e bacche di sambuco. confettura di prugna e spezie dolci. Grande struttura, vellutato, fresco con un lungo finale fruttato e speziato. Ancora molto giovane con grande potenzialità all’invecchiamento.
I “satelliti di Saint-Émilion” Vengono definiti “satellites de Saint-Émilion” le quattro AOC che gravitano attorno all’AOC Saint-Émilion. I vini ricalcano lo stile e base ampelografica del Saint-Émilion e riportano in etichetta il nome del santo. Le AOC satelliti: Montagne-Saint-Émilion, Saint-Georges-Saint-Émilion, Lussac-Saint-Émilion, Puisseguin-Saint-Émilion
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