Lo Chatus è un vitigno transfrontaliero molto diffuso nel passato in Francia dalla Savoia al Massiccio Centrale e in Piemonte dalle Alpi Marittime alla Val d’Ossola, che, con l’arrivo della fillossera, rischiò di scomparire.
La varietà è citata per la prima volta nel trattato “Théâtre d’agriculture et mesnage des champs “dell’agronomo e botanico francese Olivier de Serres”, pubblicato nel 1599.
L’origine del nome è controversa, per Olivier de Serres “parrebbe sconosciuta, forse deriverebbe dal nome che i romani attribuivano a una piccola moneta d’oro”. Ipotesi un po’ fantasiosa, forse suffragata del fatto che nel patois del Vivarais (oggi Ardèche) l’uso di termini latini era diffuso.
Numerosi sono i sinonimi dello Chatus sia in Italia che in Francia di cui si citano alcuni:
- In Italia: Nebbiolo di Dronero (Saluzzese), Neyret o Nebbiolo Pairolé (Pinerolese), Burgnin (Barge e Bagnolo), Brunetta o Scarlattin (Susa), Brachet (Canavese).
- In Francia: Chanu o Corbès (Isère), Persagne-Gamay (Rhône), Gros Chenu o Vert Chenu (Roussillon), Corbesse (Drôme).
Lo Chatus è stato inserito, nel 2007, nel “Registro Nazionale delle Varietà di Vite”. I proponenti hanno preferito questo nome ad altri per facilitarne l’iter, in quanto la varietà era già iscritta in Francia nel “Catalogue officiel des variétés de vigne” con il nome Chatus.
Zone di produzione delle uve Chatus
Il vitigno trova il suo habitat naturale in aree montane e collinari con suoli scistosi e acidi.
Oggi le zone di coltivazione dello Chatus, vitigno transfrontaliero, sono:
- le terrazze formate da sabbie e ghiaia di tre villaggi: Rosiéres, Payzac e Largentière nelle Cevenne meridionali (Ardèche);
- le zone pedemontane del Pinerolese, Valsusa, Canavese e Saluzzese in Piemonte.
In Francia è tra le varietà previste nella “IGP Ardèche” con o senza la specificazione al vitigno.
In Italia lo Chatus è citato nei Disciplinari:
- “DOC Pinerolese Ramie” congiuntamente con Avanà, Avarengo, Becuet e “DOC Pinerolese Rosso” con Barbera, Bonarda, Nebbiolo;
- “DOC Colline Saluzzesi rosso” con Barbera, Nebbiolo, Pelaverga e nella “DOC Colline Saluzzesi Chatus” dove l’uva può essere solo vinificata in purezza (100%);
- “DOC Canavese” e “Doc Valsusa” dove concorre come vitigno secondario tra quelli “non aromatici, idonei alla coltivazione nella regione Piemonte“.
Caratteristiche ampelografiche e attitudini enologiche
Lo Chatus è un vitigno rustico molto sensibile alla grandine e all’oidio, attecchisce molto facilmente, facile da allevare (produce anche sulle gemme basali) e abbastanza resistente al marciume. L’epoca di maturazione è tardiva.
I grappoli sono compatti, medi, allungati e piramidali. Le bacche sono rotonde/ellissoidali, piccole con bucce pruinose e spesse, di colore blu-nero.
Il vitigno non è un grande accumulatore di zuccheri, ha però una dotazione fenolica caratterizzata da elevata quantità di malvina e peonina che danno colori stabili e intensi tendenti al blu.
Giovanni Dalmasso, dal 1936 al 1938, nella Stazione sperimentale di Conegliano utilizzò lo Chatus in combinazione con Barbera e Dolcetto per realizzare ibridi intraspecifici (incroci): • Chatus x Barbera: Albarossa, Nebbiera, San Michele, Soperga e Bric (cancellato per perdita pianta madre); • Barbera x Chatus: Cornarea; • Chatus x Dolcetto: Passau eValentino; • Dolcetto x Chatus: San Martino. Nel passato, negli incroci sopracitati, era indicato come “padre” il Nebbiolo, ma indagini sul DNA (Torello Marinoni, Raimondi et al., 2009) hanno attribuito uno dei genitori allo Chatus. La confusione era stata originata dal suo sinonimo Nebbiolo di Dronero, nome da sempre utilizzato nel Saluzzese. Fonte: Fondazione Giovanni Dalmasso
Il vino
Lo Chatus vinificato in purezza dà vino dal un bel colore viola/granato intenso, talvolta quasi inchiostrato, profumi leggermente speziati, di frutta nera matura (mora, mirtillo) e sotto spirito (prugna) con una leggera nota erbacea, se affinato in legno sviluppa sentori balsamici e vanigliati. In bocca è ampio, strutturato, tannico, abbastanza lungo, molto piacevole.
I vini tendono ad essere intensi e tannici da giovani, di conseguenza un passaggio in legno di rovere può migliorarne le caratteristiche organolettiche Pratica enologica utilizzata dai produttori francesi (permanenza da sei mesi a dodici mesi). Buona potenzialità di invecchiamento.
Altro punto di favore è la possibilità di vinificarlo in uvaggio con altri vitigni: apporta materia colorante e/o struttura.
Note di degustazione
Colline Saluzzesi Chatus DOC, 2020, Soc. Agr. Produttori Pelaverga Castellar S.S., Saluzzo – 100% Chatus
Il vino si presenta con un bel colore granato cupo, unghia violacea, limpido, al naso evidenza profumi di frutti neri maturi (mirtillo, mora) e leggera speziatura. In bocca è franco con un buon equilibrio, tannini morbidi, sapido, lungo, molto piacevole.
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