Albarossa: un vitigno riscoperto

L’Albarossa è un vitigno riscoperto per la sua potenzialità enologica nei primi anni del duemila.

Il nome affascinante può ricordare il periodo bolscevico oppure il film del 1984 diretto da John Milius, ma Albarossa è anche il nome di vitigno a bacca nera creato nel 1938 dal Prof. Giovanni Dalmasso (1886-1976) a Conegliano Veneto.

Il vitigno, inizialmente, fu chiamato “Incrocio XV/31”, il nome Albarossa è stato attribuito dal Prof. Roberto Paglietta (già professore della Facoltà di Agraria di Torino) negli anni settanta.

Con questo nome, Roberto Paglietta ha voluto omaggiare la città di Alba, città dove è vissuto e dove nella locale Scuola Enologica si è diplomato Dalmasso.

In origine l’incrocio, indicato dal Dalmasso come Nebbiolo x Barbera, aveva l’obbiettivo di ottenere una varietà che potesse racchiudere le qualità enologica dei due vitigni:

  • la qualità del Nebbiolo con la resistenza e le rese elevate della Barbera.

Il ricorso a tecniche di biologia molecolare, l’analisi del DNA, ha stabilito nel 2009 che il “padre” dell’Albarossa è lo Chatus anziché il Nebbiolo.

La varietà, pur perdendo un genitore “prestigioso”, il Nebbiolo, non ha perso qualità intrinseche quali zuccheri, antociani, polifenoli e buona acidità.

La riscoperta

L’Albarossa fu oggetto di studio sulle potenzialità agronomiche negli anni sessanta (Curzel, 1965, Eynard 1966).

Le ricerche proseguirono nel Centro di Miglioramento Genetico di Biologia della Vite – CNR di Torino che portarono all’iscrizione, nel 1977, dell’Albarossa nel Registro Nazionale delle Varietà di Viti.

Gli incroci Dalmasso ad uva da vino iscritti nel 1977 al Registro Nazionale:9 a bacca nera: Albarossa, Cornarea, Nebbiera, Passau, San Martino, San Michele,  Soperga,  Valentino, Bric (iscrizione cancellata per la perdita della pianta madre);
•	5 a bacca bianca: Bussanello, Covè,  Fubiano, Sirio, Vega. 
Fonte : Fondazione Giovanni Dalmasso

Dopo ulteriori ricerche e studi sia presso l’Azienda Sperimentale Tenuta Cannona (Alessandria) che al Centro del CNR di Torino (Mannini et al, 2001), nel gennaio 2001 è stato inserito nella lista delle varietà raccomandate per le provincie di Cuneo, Asti e Alessandria, poi iscritto nell’Elenco delle varietà idonee alla coltivazione nelle Regioni Piemonte e Liguria.

Oggi, dei 13 incroci Dalmasso, sono ritenute idonee  alla coltivazione quattro varietà: Albarossa per il Piemonte e la Liguria, Bussanello, Cornarea e Passau per il solo Piemonte. 

Negli anni successivi l’Albarossa ha suscitato notevole interesse in molti produttori, tra i quali Michele Chiarlo, che misero a produzione alcuni ettari.   

Le zone dove oggi viene prevalentemente coltivato sono le Provincie di Alessandria, Asti e Cuneo, in particolare a Nizza M.to, Canelli e nell’acquese.  Rientra nella DOC Piemonte con la specificazione Albarossa.

Un dato, ancorché non esaustivo, sulla produzione del vino Albarossa è di circa 470.000 bottiglie, dato presente sul sito di “Albarossa Club”.

Il Club associa 20 cantine con l’intento di valorizzare il vino prodotto in purezza con l’Albarossa.

Dall’uva al vino

L’habitat ideale dell’Albarossa sono terreni collinari di medio impasto, di buona esposizione, ma non disdegna gli ambienti caldi.

La produzione è buona e costante, il vitigno ha una sensibilità normale alle malattie, patisce le gelate tardive, predilige potature miste tipo Guyot. L’epoca di maturazione è media-tardiva.

Il grappolo è medio, piramidale, alato di media compattezza con acino piccolo, ellissoidale, con buccia dal colore blu-nero, spessa molto pruinosa.

La vinificazione è quella dei vini rossi, l’affinamento può avvenire sia in vasche inox che in legno (barriques, tonneaux …).

Il vini rientranti nella DOC Piemonte Albarossa devono essere sottoposti a un periodo minimo di invecchiamento non inferiore ai 12 mesi dal 1°novembre dell’anno di produzione.

La dotazione antocianica dell’uva dà vini dal colore rosso rubino molto intenso con sfumature violacee, brillante.

I profumi sono eleganti con sentori di frutta matura (fragola, more) e floreali, etereo, note speziate, talvolta erbacee e, se affinato in legno, di vaniglia e boisé.

Il vino ha una importante potenza alcolica e si presenta: vellutato, morbido, strutturato, caldo con acidità equilibrata, persistenza gustativa e ottima longevità.   L’utilizzo del legno in affinamento apporta al vino tannini e ulteriore morbidezza.

Altra specificità, le caratteristiche organolettiche del vino, in particolare quelle olfattive, sono influenzate in modo significativo dalla composizione del suolo.

Note di degustazione

In occasione della manifestazione organizzata da FIVI a Bologna, l’Az. Agr. La Tribuleira, piccola azienda a conduzione familiare di Santo Stefano Belbo (Cuneo) ha proposto ai visitatori una verticale di “Carlò”, il loro Piemonte DOC Albarossa: millesimi in degustazione: 2020, 2019, 2018 e 2016.

Le uve sono coltivate su terreno bianco, sabbioso con presenza di marne, nell’areale di Santo Stefano Belbo.

Il vino è vinificato in purezza da uve vendemmiate selettivamente, segue poi macerazione e fermentazione alcolica e malolattica, infine affinato due anni in botte da 1000 litri più un anno in bottiglia.

Alla degustazione tutti i quattro campioni presentano le caratteristiche tipiche dei vini Albarossa, colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, profumi intensi con sentori di piccoli frutti neri (mora, mirtillo) e note speziate. In bocca è asciutto, caldo, buona armonia tra acidità e tannini, persistente.

Questi vini hanno dimostrato la potenzialità all’invecchiamento, infatti il millesimo 2016 risultava ancora giovane.

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