Lacrima di Morro d’Alba DOP

Lacrima di Moro d’Alba DOC, un vino rosso  molto interessante, caratteristico e tipico marchigiano, Slow Wine Fair è stata l’occasione per degustarlo.

La storia, le origini del vino e la zona di produzione

Il vino rosso oggetto delle considerazioni che seguono viene identificato come Lacrima di Morro o Lacrima di Morro d’Alba, ho adottato una sola formulazione perché menzionarle in ogni occasione entrambe diventa faticoso per chi scrive e per chi legge. Ho adottato l’espressione più completa.

Morro d’Alba è un centro di poche migliaia di abitanti del circondario di Ancona. Per quanto possa sorprendere il termine Morro designa numerosi piccoli centri per lo più dislocati nel centro Italia, ricordiamo che ne esiste uno nel comune di Camerino, uno nel comune di Foligno, Morro d’Oro nella provincia di Teramo e, infine, Morro Reatino ovviamente nella provincia di Rieti.

Le origini

Il nostro centro dell’anconetano sino a 160 anni or sono, prima della proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861) era noto col solo nome di Morro, poi per distinguerlo da altri abitati designati collo stesso nome, venne chiamato Morro d’Alba.

 Se dell’esistenza del nucleo abitativo, abbiamo testimonianze che risalgono ad un atto imperiale di Federico I, detto il Barbarossa (siamo attorno al 1167 anno in cui l’imperatore in questione assediò Ancona), dell’esistenza di vita e di forme di agricoltura nel circondario esiste una documentazione che risalirebbe addirittura all’epoca della Roma imperiale.

Il toponimo “mora” deriverebbe da “cippo di confine” posto sul colle (alba). Proprio la posizione di confine vede il nostro centro a lungo conteso dai potenti Comuni vicini (Jesi e Senigallia), in un’epoca in cui i contenziosi non si risolvevano con carte bollate o gare di merletto, ma con maniere erano un po’ più spicce, sicché il “castrum” di Morro e i morresi vennero ceduti nel 1213 da Senigallia a Jesi e così entrarono a far parte della “Respubblica Aesina” dove rimasero sino al 1808 quando, nella breve stagione del dominio napoleonico nel centro Italia, vennero separati dal comune di Jesi.   

Perché Lacrima?

Il nome del vino si dice che derivi dalla minuta goccia che talvolta fuoriesce dalla bacca quando il grappolo è giunto a maturità.

Il nome lacrima, per altro, caratterizza anche altri vini e appartiene anche al lessico enologico. Si dice che questo vino sia stato bevuto dal Barbarossa quando scese in Italia a litigare con i Comuni e con il Papa, ovviamente è difficile da provare, ma Jancis Robinson definisce il vitigno come “Vitigno di maturazione precoce dagli aromi particolari, originario delle Marche.”

Si tratterebbe, deduciamo, di un vitigno autoctono di antica data, pertanto, non si può escludere, vista la plausibile presenza nello stesso luogo di Federico e del vino, che i due si siano incontrati.

Naturalmente si tratta d’illazioni, per arrivare a notizie certe sulla coltivazione della vite in quell’area e sulla produzione enologica dobbiamo, come per la gran parte dei vini italiani, arrivare alla metà del XIX secolo, esattamente al 1873. 

Non è certo un caso, infatti, è l’epoca della raggiunta unità del Paese e della sua riorganizzazione a livello industriale e agricolo (vengono istituite le Regie Stazioni Sperimentali), iniziano i grandi lavori ampelografici, è l’epoca di Pasteur, fervono gli studi di chimica e di microbiologia, si attuano le rivoluzionarie innovazioni dei trasporti e Roma è divenuta capitale d’Italia da 3 anni.

 Nel 1879 venne pubblicata a Torino l’Ampelografia Italiana realizzata a cura del Comitato Ampelografico Centrale in questo documento venne descritta la varietà Lacrima le cui caratteristiche corrisponderebbero perfettamente a quelle attuali. 

Di tale vino rosso esistono, disciplinate dalla norma, 3 tipologie:

  • il prodotto base,
  • il prodotto classificato superiore,
  • il prodotto passito. 

La zona di produzione è stata individuata nell’attuale provincia di Ancona e specificatamente nei territori dei comuni di Morro d’Alba, Monte S. Vito, San Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia, con l’esclusione dei fondi valle e, per l’ultimo comune menzionato, dei versanti esposti sull’Adriatico compresi tra il litorale e la sede autostradale.  

Caratteristiche del territorio

L’area di produzione del Lacrima ha il privilegio di non distare dal mare per più di 25 km e quindi fruisce di condizioni climatiche piuttosto omogenee, comprese fra i 4/6°C del mese di gennaio e ed i 23/24 del mese di luglio.

Nel periodo vendemmiale le temperature minime, nella generalità dei casi, non scendono mai al di sotto dei 10°C.

La piovosità si attesta su 700/800 mm l’anno. Pertanto, il clima si può considerare di tipo temperato con estati calde.

Il substrato dei suoli agrari viene indicato come piuttosto omogeneo costituito prevalentemente da rocce pelitico-calcarenitiche o pelitico-argillose (lasciamo all’appassionato lettore il piacere di eventuali approfondimenti), noi ci limitiamo a riportare quando riferisce il Disciplinare: “Si tratta di litotipi facilmente alterabili e soggetti a erosione idrica superficiale”.

Si tratta di coltura collinare, ma non molto elevata situata tra i 50 ed il 200 di altitudine, ma con pendenze che possono arrivare al 25%.

Caratteristiche del vigneto e del vitigno

L’art.4 del Disciplinare detta le norme per la viticoltura. Esse prevedono che per i nuovi impianti ed i reimpianti la densità dei ceppi per ettaro non debba essere inferiore a 2200.

Le forme di allevamento ed i sistemi di potatura consentiti sono quelli tradizionalmente adottati nella zona, ma è esclusa la forma a tendone.

È vietata la forzatura ed è consentita l’irrigazione di soccorso.

Il vigneto ha subito un periodo di abbandono, ma a partire dagli anni sessanta del secolo scorso ne è stata ripresa la coltivazione secondo nuovi modelli vitivinicoli.

Il vitigno non è di facile coltivazione giacché ha il germogliamento precoce e, dunque, è facilmente esposto ai possibili rigori delle temperature primaverili, pericoli maggiori nelle aree del fondovalle, ma non inesistenti sui pendii collinari.

Per questa coltura viticola il ruolo tampone dell’Adriatico è fondamentale. Le rese per ettaro sono per le diverse tipologie di prodotto le seguenti.

  • Lacrima di Morro d’Alba base: 13 t/ha, titolo alc. vol. naturale minimo 10% vol.
  • Lacrima di Morro d’Alba passito: 13 t/ha, titolo alc. vol. naturale minimo 10% vol.
  • Lacrima di Morro d’Alba superiore: 10 t/ha, titolo alc. vol. naturale minimo 11% vol.

La caratteristica del vitigno sicuramente più appariscente è rappresentata dal fatto che la bacca seppur dotata di buccia spessa, ricca di polifenoli, può talvolta a fine maturazione fendersi e consentire al succo di formare delle piccole gocce

Tecniche produttive

I vini derivano da uve Lacrima sono ottenute da “vigneti aventi nella loro composizione ampelografica il vitigno in questione per almeno l’85%”.

 Ovviamente il restante 15% è rappresentato da vitigni a bacca non aromatici rossa caratteristici della zona.

Le operazioni di vinificazione e di imbottigliamento devono essere svolte nell’ambito della zona di produzione.

Salvo le eccezioni riguardanti le preesistenti attività consolidate che ne estendono l’applicazione, ma alla sola provincia di Ancona.

Fatta eccezione del passito è consentito l’arricchimento dei mosti e dei vini secondo quanto sancito dalla norma.

Le rese dell’uva in vino sono stabilite come segue:

  • Versione Base: 70%,
  • Superiore: 70%,
  • Passito: 45%.  

L’immissione al consumo per le tipologie:

  • base non può avvenire prima del 15 dicembre dell’anno della vendemmia,
  • Superiore non deve attuarsi prima del 1° settembre dell’anno successivo a quello della vendemmia,
  • Passito bisogna attendere il 1° dicembre dell’anno successivo a quello della vendemmia.

La tecnica di elaborazione di quest’ultima tipologia fa riferimento al cosiddetto governo alla toscana, che tradizionalmente consiste nell’arricchire il tenore zuccherino del grappolo con l’appassimento da svolgersi in ambienti asciutti, ma non su tralicci, bensì con i grappoli appesi a due a due.

Caratteristiche sensoriali del vino

Da un punto di vista sensoriale la versione Base e quella Superiore non differiscono in alcunché: colore rosso rubino carico, odore gradevole e intenso e sapore gradevole, morbido caratteristico (in verità nella versione Superiore tra morbido e caratteristico c’è una virgola, ma cambia poco.

Va detto, per altro, che con gli attuali sistemi di comunicazione telematici, parrebbe che le virgole siano di troppo).

Il Passito si presenta diverso, piuttosto diverso. Il colore risulta rosso più o meno intenso, talvolta tendente al granato. Si suppone che la tonalità di partenza sia il rosso rubino. L’odore è caratteristico più o meno intenso. Il sapore risulta armonico, vellutato.

Il titolo alcolometrico è diverso per le 3 tipologie:

  • 11,00% vol. per la versione Base,
  • 12,00% vol. per quella Superiore e
  • 15,00% vol. per quella Passito (almeno 13,00% vol. effettivo).

L’acidità totale minima è fissata a 4,5 g/L per i primi due e 4 g/L per il terzo. L’estratto ovviamente differisce assai da una tipologia all’altra e si parte da un estratto non riduttore minimo di 20,0 g/l per il Base, per arrivare a 22,0 g/l per il Superiore e per terminare con 25,0 g/l per la versione Passito. 

I descrittori del Lacrima di Morro d’Alba

I requisiti di ordine sensoriale prima visti a una prima lettura ed anche a una seconda sorprendono per la loro sobrietà.

 Per fortuna qualche notizia in più la fornisce l’art.9 al paragrafo B.

Così apprendiamo che la tipologia Base palesa una buona struttura e un importante corredo polifenolico con tannini polimerizzati e quindi non amari e non tannici.

Il colore che è rosso rubino può essere affiancato da sfumature violacee. Una caratteristica importante connota il vino giovane: l’odore di rosa. Anche con l’invecchiamento permangono note olfattive fruttate come la fragola, la ciliegia, la mora di rovo, il mirtillo e addirittura floreali come la viola. 

La tipologia Superiore differisce dalla precedente soprattutto a livello gustativo dove la combinazione fra il quadro polifenolico e la maggiore alcolicità conferisce al vino una più percepibile pienezza dovuta ad una struttura più solida e ad una ridotta ruvidezza. Fattori che giocano favorevolmente nei confronti della longevità del vino.

Il Lacrima Passito ovviamente non è confrontabile con i precedenti. Con l’invecchiamento assume le caratteristiche olfattive e gustative proprie della tipologia, mentre al palato possono giocare un ruolo gli zuccheri residui se ancora presenti.  

Articolo del Prof. Mario Ubigli, pubblicato per  Sua gentile concessione.

Cantine Morro d'Alba

Note di degustazione

I Lacrima di Morro degustati a Slow Wine Fair sono prodotti da tre cantine aderenti alla associazione Produttori Lacrima di Morro. I produttori aderenti riportano il marchio sulla bottiglia.

Produttori Lacrima di Morro
Un gruppo di 34 produttori, una rete, che vinificano le loro uve nei confini della Denominazione secondo il motto riportato sul sito “Coltiviamo le nostre uve, le lavoriamo nelle nostre cantine per darvi il profumo di una terra". 
Fonte sito "Produttori Lacrima di Morro"

Lacrima di Morro d’Alba DOC,  Mezzanotte, bio, 2022, Az. Agr. Mezzanotte Sandrino, Bettolelle di Senigallia

Vino vinificato in acciaio e affinato bottiglia, dal colore rosso violaceo inteso, dai profumi tipici del Lacrima che spaziano dal florale (rosa canina, viola) al fruttato. Un vino ancora giovane, beverino, piacevole, equilibrato.

Durante la visita dello stand si è potuto degustare in anteprima un Lacrima “atto a divenire”, vendemmia 2023.  Ottimo prodotto, già pronto, che esprime tutte le potenzialità della varietà dal colore rosso violaceo intenso ai profumi intensi di fiori, frutti con leggera speziatura, in bocca si fa notare per la sua morbidezza.

Lacrima di Morro d’Alba DOC, Lacrima Luigi Giusti, bio, 2022, Az. Agr. Giusti Pergiovanni, Falconara

Vinificato in acciaio. Il colore è rosso rubino intenso, al naso esprime una buona complessità di fiori (viola) e frutti rossi.  Al palato equilibrato, piacevole, morbido e armonico.

Lacrima di Morro d’Alba DOC, Rubbjano, 2018, Agr. Giusti Pergiovanni, Falconara

Vinificato e affinato in acciaio. Alla vista si presenta rosso rubino, i profumi sono persistenti, eleganti di viola e rosa, in bocca popoloso, esprime il frutto, vellutato ed equilibrato.

Durante la visita dello stand della Cantina Giusti si è potuto degustare un prelievo di botte. “atto a divenire”, che ha permesso di valutare le sue potenzialità: profumi varietali (frutta e fiori) e sensazioni tattili di morbidezza data dalla vendemmia leggermente tardiva delle uve.   Sarà commercializzato con il nome “9”. Curiosità: il vino è stato vinificato con il clone “Lacrima gentile”. Caratteristiche del clone: grappolo più spargolo, raspo rosso a maturità e uva con una maggiore carica colorante.

Lacrima di Morro d’Alba Superiore DOC, SangVineto, Az. Agr. Mazzola di Giobbi Manauel, Castelferretti

Macerazione a freddo sette giorni, vinificazione in acciaio “metodo Ganimede”, 40 giorni, maturazione sulle fecce fini in vasche inox per 36 mesi con continui bâttonage, e successivo affinamento per 18 mesi in bottiglia.

La filosofia della Cantina è la ricerca di sentori terziari intensi di spezie, di sottobosco e frutti neri, in sostituzione di quelli giovanili florali del Lacrima.  Il colore è rosso rubino inteso, i profumi confermano la filosofia aziendale, in bocca è ampio, fresco, molto equilibrato, sorprendente.

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