Passeggiando tra i corridoi del Mercato dei Vini FIVI, un cartello “Raboso Metodo Classico Millesimo 2012” ha sollecitato mia curiosità.
Non restava quindi che avvicinarsi allo stand della Cantina Tessère per degustare queste bollicine.
La visita allo stand al Mercato dei Vini Fivi è stata anche l’occasione per conoscere e degustare altri due vini vinificati con uve Raboso Piave.
Mario Soldati nel suo libro “Vino al vino” (Oscar Mondadori 2014, prima edizione 1977) così definisce il vino Raboso Piave:
“… Un vino pieno di mistero. Forse il segreto è nel terreno: in quelle “grave” del Piave … in quegli antichi greti, … dove si coltivano le vigne, e dove maturano le uve sotto un sole ardente, nell’aria del mare vicino.”
Appunti di storia
Il Raboso Piave è una antica varietà originaria delle piane attorno il fiume Piave.
La prima menzione risale al 1679 (Calò, Francini et al. 2008; Robinson et al. 2012) ed era conosciuto a Bagnoli nel padovano (Pollini 2006) con il sinonimo “Friularo” o “Friularo di Bagnoli“.
II nome Friulano non deve trarre in inganno, il Friuli non è patria del vitigno. È utile rammentare che il confine del Friuli, nel passato, era la riva sinistra del Piave.
Altra ipotesi sull’origine del Raboso Piave: la domesticazione di una vite selvatica dal nome Vinum Plavense. Ipotesi non suffragata da prove. (J. Robinson et al. 2012).
Il curioso nome “Raboso” potrebbe derivare dalla parola dialettale “rabioso”, ossia “arrabbiato” o “selvatico”, riferita all’elevata acidità naturale e al carattere forte dell’uva oppure dal nome di un affluente del Piave.
Diffuso nelle provincie di Treviso e Venezia rientra nella base ampelografica di numerose DOP (Bagnoli, Piave Malanotte, Riviera del Brenta …) e IGP (Veneto, Veneto Orientale, Colli Trevigiani …).
Appunti ampelografici e enologici sul Raboso Piave
Necessaria una premessa. In Veneto sono presenti due varietà dal nome simile: il Raboso Piave e il Raboso Veronese ma l’esame del DNA ha dimostrato che i due vitigni sono differenti (Crespan, Cancellier et al. 2006).
Studi genetici del Raboso Piave suggeriscono una lontana parentale con il Fogarina (Myles et al 2011) ed a essere uno dei genitori del Manzoni Moscato (Raboso Piave x Moscato di Amburgo), incrocio ottenuto da Luigi Manzoni a Conegliano negli anni trenta.
Vitigno a triplice attitudine (spumante, fermo e passito) vigoroso e produttivo, resistente alle principali malattie e al marciume, sensibile all’oidio, vulnerabile alle gelate primaverili a causa del germogliamento precoce.
Il grappolo è medio-grande, cilindrico-piramidale, compatto e alato, l’acino è di media grandezza, sferoide con buccia pruinosa, blu-nero.
I vini da Raboso Piave, nel passato, erano abbastanza bistrattati per la loro scarsa qualità a causa delle alte rese in vigna (da 200 a 300 q/ha), al suo utilizzo come vino da taglio.
Altra criticità sull’immagine era il non invecchiamento dei vini che portava sul mercato vini molto ruvidi e spigolosi.
Oggi, le Cantine, per valorizzarlo, hanno optato per lunghi invecchiamenti in legno, utili a smorzare il carattere ruvido del vino dovuto alla tagliente acidità e alla forte carica tannica.
Vinificato in purezza, nella tipologia fermo, dà vini dal colore rubino intenso e profumi fruttati (amarena, prugna e more), note erbacee e speziate. Al palato ha una acidità graffiante e importati tannini addomesticati solo da un lungo affinamento in legno.
Note di degustazione
I vini da Raboso Piave (100%) della Cantina Tessère di Noventa del Piave ben rappresentano l’attitudine del vitigno ad essere vinificato nelle tre tipologie.
Azienda biologica, il Raboso Piave è il vitigno principale ma sono presenti anche vitigni internazionali e regionali come il Verduzzo.
Le viti, impiantate su terreni argillosi, hanno basse rese per ceppo. La vendemmia è manuale e la fermentazione avviene con lieviti autoctoni.
Redentor metodo classico, spumante Raboso rosato
Vinificato con uve vendemmiate nel 2012. Dopo la pigiadiraspatura soffice segue la fermentazione alcolica in acciaio (no fermentazione malolattica). Sosta 7 anni in acciaio, poi, a fine 2018, il tiraggio e, nel 2024, la sboccatura (dosaggio zero).
Spumante dal colore buccia di cipolla scarico, al naso evidenzia profumi fruttati, agrumati, mela verde con un sottofondo di frutti rossi (marasca), in bocca sorprende per la sua freschezza data da una giusta acidità, leggeri sentori astringenti, complesso.
Veneto IGP, Raboso 2018, Spezièr
Il vino è vinificato e maturato in acciaio e affinato in bottiglia.
Vino dal colore rosso rubino intenso e dai profumi complessi di piccoli frutti neri (mirtillo, more) e sambuco. Al palato esprime tutte le caratteristiche tipiche dei vini fermi da Raboso Piave, che il lungo affinamento ha ingentilito giustamente acido con tannini già morbidi, sapido, goloso, ancora giovane.
Rebecca Raboso Passito
Passito da uve vendemmiate nel 2012. Appassimento in fruttaio a temperatura e umidità controllata per circa tre mesi. Affina poi in botti di rovere francese per almeno 12 mesi.
Passito dal colore rubino intenso, elegante. Profumi complessi, intensi di ciliegia matura e piccoli frutti di bosco neri, uva passa sotto spirito, leggera speziatura. Al sorso è grasso, piacevole, non stucchevole dovuto alla giusta acidità e alla leggera tannicità. Un passito gastronomico ideale per dolci, formaggi stagionati ed erborinati.
Raboso Verronese
Come sopra citato, il Raboso Veronese non è da confondersi con Raboso Piave. Citato per la prima volta nel trevigiano nel XIX secolo (sinonimo Raboso Friularo). Introdotto dai Conti Papadopoli nei loro possedimenti a San Polo di Piave (Treviso). Il nome deriverebbe dal cognome del selezionatore sig. Veronese. Il Raboso Veronese, a seguito ricerche genetiche, sarebbe un incrocio tra Raboso Piave x Marzemina Bianca (Crespan, Cancellier et al. 2006) ed è genitore del Fertilia (Merlot x Raboso Veronese) creato da Italo Cosmo a Conegliano nel 1976. I vini sono caratterizzati da profumi fruttati e al palato sono meno tannici e acidi di quelli vinificati con Raboso Piave.
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