Una varietà a bacca bianca coltivata in Sardegna nell’area del Goceano, della Planargia e del Campidano di Oristano. Un vitigno storico menzionato per la prima volta dallo studioso sassarese Manca Dell’Arca (1780) che lo chiama “Arvu Siniadu, di grani prolungati e rari”.
Ulteriori citazioni si trovano in pubblicazioni del Cettolini (1897) “Arvusiniadu e Arvuseminadu”, del Cara (1909) col nome “Alvu-signadu” (Albo segnato) a Macomer, “Avrisiniàdu” in Bono e più recentemente nelle pubblicazioni di Galet (2000), di Deidda (1964) e di Calò, Costacurta e Scienza (2001).
Recenti ricerche genetiche non hanno trovato corrispondenze con altre varietà italiane ed estere.
Iscritto al Registro Nazionale delle varietà di vite con il nome: Arvesiniadu B. (Codice: 015, G.U. 149 del 17/6/1970) ed è idoneo e consigliato per tutti i vini IGP sardi.
[…] è disposto a concedersi solo a chi aspira alla sua anima.
Veronelli, degustando questo vino negli anni ’50
Cantina Arvisionadu di Mulas e Taborelli sas
Vinitaly 2018 è stata l’occasione per incontrare uno dei titolari della Cantina Arvisionadu di Mulas e Taborelli sas, il Dott. Pino Mulas. che ha spiegato l’etimologia del nome: “deriverebbe da arvu o alvu (bianco in lingua sarda) e signadu o sionadu (segnato) ossia “segnato in bianco”, albus signatus in latino, marcato con un fiocco bianco, un sassolino bianco, col gesso, come facevano gli antichi romani che frequentavano la zona”
Ha proseguito raccontando la storia del luogo dove sono ubicata la vigna (9 ha), località Luzzanas nel comune di Benetutti (Sassari), nel Goceano. Un territorio da sempre abitato come dimostra l’ipogeo nuragico di Luzzanas (6000 anni) dove è inciso sulle pareti un labirinto, frequentato, poi, assiduamente dai romani grazie alla presenza di sorgenti termali sulfuree. Nel podere, inoltre, è presente un nuraghe e, durante l’impianto del primo vigneto negli anni ’50, furono trovate delle monete romane, oggi custodite nel Museo Archeologico di Cagliari.
Ritornando alle caratteristiche morfologiche del vitigno, il produttore ha spiegato che ci sono due/tre biotipi dai grappoli rispettivamente lunghi, piccoli e doppi. (Sanna, 2002).
Note di degustazione
La Cantina (in conversione al biologico*) ha creduto in questo vitigno producendo un vino in purezza: G’Oceano IGP Isola dei Nuraghi. Il vino ha ottenuto numerosi riconoscimenti (Decanter, Binu, Star Wines Vinitaly…).
- G’Oceano 2016, brillante con tonalità giallo dorato, al naso, dopo breve ossigenazione, evidenzia sentori di fiori gialli (elicriso), fiori secchi gialli (camomilla) e peonia, i profumi poi si evolvono in note di finocchietto selvatico e anice stellato. In bocca è sapido, fresco, buona la persistenza, equilibrato ed elegante. Un vino molto interessante, goloso.
- G’Oceano 2017, campione spillato dalla barrique nuova di rovere con i fondi in acacia, evidenzia un corpo importante, profumi in evoluzione (miele, biancospino) e grandi potenzialità.
* Ora certificata Azienda Biologica
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