Il vino prodotto con uve Baratuciat è stato l’attore della degustazione del 27 giugno nell’ambito della manifestazione “Baratuciat Vitigno DiVino” ad Almese. Comune situato all’imbocco della Valle di Susa ai piedi del monte Musinè.
Almese è una cittadina ricca di storia (resti di una Villa romana del I° secolo d.C., la Torre del Ricetto di San Mauro e la chiesa di Santa Maria) e “patria” del Baratuciat.
È in questo comune che nel 1991 il viticoltore sig. Giorgio Falca ha creato il primo vigneto, dopo aver preso alcune marze dalle poche viti di proprietà e averle fatte moltiplicare da un vivaista locale.
Nel 2000 è iniziato lo studio sulle potenzialità enologiche delle uve Baratuciat da parte della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino (oggi DISAFA) nonché l’analisi dei marcatori molecolari del DNA.
II risultati hanno certificato che il vitigno è “autoctono”: non ha corrispondenza con altre varietà e sono stati anche molto positivi sulle sue potenzialità. Dal 2008 è stato iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite.
Il vitigno oggi gode di ottima fama sia per la sua triplice attitudine enologica: spumante, fermo e passito, sia per le sue caratteristiche organolettiche, sia per le grandi capacità di evolversi positivamente nel tempo.
Altra peculiarità della varietà è la sensibilità al terroir (terreno, clima…) che può incidere sul profilo organolettico del vino.
Attualmente la produzione, attestata sulle 20/25 mila bottiglie, è distribuita tra il Monferrato, l’Alta e Bassa Valsusa e la collina morenica di Rivoli-Avigliana, prossimamente in Langa. Rientra nelle DOC Monferrato Bianco e Valsusa Baratuciat.
Altra particolarità, il Baratuciat è una delle nuove varietà su cui puntano molti giovani agricoltori.
Note di degustazione
La degustazione ha interessato sette vini, 100% Baratuciat, vinificati con uve coltivate in areali diversi: Bassa e Alta Valle di Susa e Monferrato.
Cin Cin Nato, Giuliano Bosio Soc. Agr. Agriforest, Almese (Torino), 2017. Spumante brut (metodo classico affinato 48 mesi) dal colore paglierino, spuma bianca fine, persistente. Le bollicine piccole formano catenelle che risalgono verticali e rapide. Le sensazioni olfattive, complesse ed eleganti, privilegiano sentori di mela verde, eucalipto, crosta di pane; in bocca è fresco, sapido con un elegante acidità.
Roc Maol, Az. Agr. Ametlier, Bussoleno (Torino), 2021. Vino dal colore paglierino, brillante e profumi agrumati, sentori di frutti tropicali e note mielate. In bocca evidenzia freschezza che ben si integra con l’aromaticità del vino.
Castello di Reano, Riserva Personale, Reano (Torino), 2021. Colore paglierino chiaro, all’olfatto sentori agrumati (limone) con sottile vena balsamica, all’assaggio gradevole acidità, buona persistenza.
Ruera, Agriturismo Cascina dei Canonici, Sant’Ambrogio (Torino), 2021. Paglierino, al naso si percepiscono note aromatiche, più spiccate rispetto ai precedenti campioni, che gli donano una originale caratteristica. In bocca buon equilibrio tra freschezza e struttura con un finale minerale.
Balon, Az. Agr. Sulin, Grazzano Badoglio (Asti), 2020. Paglierino leggermente carico, profumo non molto inteso di frutti maturi, più strutturato, sensazione vanigliata nel finale
Baràt, Agricola Dellavalle, Camino (Alessandria), Monferrato Bianco DOC, 2021. Paglierino, al naso sufficientemente intenso, evidenzia sentori citrini, bella sruttura, piacevole acidità, buon equilibrio, curiosa la presenza di CO2.
Preja, Enrico Druetto, Alfiano Natta (Alessandria), 2019. Affinato in tonneau non tostato, vino dal colore paglierino carico, si presenta con sentori boisé, note canforate e buona acidità, grande struttura, morbido, buon equilibro.
Conclusioni
La degustazione ha confermato la versatilità del Baratuciat che, ancorché presentato in diverse interpretazioni, non perde le sue tipiche caratteristiche organolettiche: colore paglierino più o meno intenso, profumi che spaziano dalle note basamiche (salvia, eucalipto), fruttate (mela verde) e florali (biancospino) a quelle mielate, completato da una elegante acidità.
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