Il Giandujotto di Torino

Il 2023 sarà l’anno decisivo per l’attribuzione dell’IGP (Indicazione Geografica Protetta) al Giandujotto di Torino?

L’attribuzione dell’IGP sarebbe il giusto riconoscimento della qualità di un prodotto che rappresenta un’eccellenza della cioccolateria non solo torinese ma di tutto il Piemonte.

Il Disciplinare prevede che la zona di produzione e confezionamento sia l’intero territorio della Regione Piemonte.

 Un passo importate è stato il parere favorevole della Giunta Regionale alla richiesta di riconoscimento del marchio d’origine IGP Giandujotto di Torino. La medesima è stata poi trasmessa al Ministero delle Politiche Agricole onde proseguire l’iter per la concessione della protezione. 

Se non ci saranno opposizioni “ricevibili” che potrebbero ritardare la registrazione del marchio, il percorso terminerà con la registrazione del nome da parte della Commissione Europea.

L’idea di regolamentare la produzione del Giandujotto è frutto di un incontro di un gruppo di cioccolatieri piemontesi che, nel 2017, costituirono un Comitato promotore per la redazione di un Disciplinare condiviso dagli operatori del settore.

Alla stesura hanno collaborato cinque dipartimenti dell’Università di Torino e il Laboratorio chimico della Camera di Commercio di Torino.

La proposta di Disciplinare

 “Un disciplinare – come ha accennato in una recente conferenza il Presidente del Comitato Guido Castagna – si è voluto fosse inclusivo.

Permette sia al piccolo artigiano che fa ancora il Giandujotto a mano, sia ad aziende che lo realizzano per estrusione o stampaggio o estrusione e stampaggio di rientrare nel Disciplinare”.

Il punto forte del Disciplinare è la presenza, nell’interno del Giandujotto di Torino, di un’altra IGP: la Nocciola del Piemonte. Al momento sarebbe la prima IGP europea che al suo interno ne include un’altra.

Nocciole del Piemonte IGP tostate, zucchero e cacao sono gli ingredienti obbligatori.

Il Giandujotto di Torino IGP dovrà avere una forma triangolare con spigoli arrotondati e un peso minimo di 4 gr e massimo 18 gr (a seconda della tipologia di modellaggio).

 Le caratteristiche sensoriali di un Giandujotto di Torino si possono riassumere in:

profumi intesi di nocciola tostata, cioccolato e cacao, confermati dalle percezioni retrolfattive (aroma), persistente dolcezza con un finale leggermente amaro, morbido, solubile e scarsamente astringente.

Appunti di storia del Giandujotto
La tradizione fa nascere l’impasto nel 1806 a seguito del blocco continentale operato da Napoleone che aveva limitato le importazioni di cacao e, di conseguenza, per ovviare alla scarsità di cacao, i cioccolatieri torinesi realizzarono una miscela tra pasta di nocciole e massa di cacao. 
Il cioccolatino incartato, però, nasce nel 1865 per opera dei cioccolatieri Caffarel Prochet e presentato durante i festeggiamenti del carnevale dalla maschera torinese Gianduja, da quel momento prende il nome di “giandujotto”. 
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