La produzione vinicola, dopo anni di progressivo sviluppo, ha visto una contrazione ad iniziare dal 2017 (2016, 13 mio hl) fino ad attestarsi nel 2021 sui 6 milioni di ettolitri.
Per contro, le superfici vitate sono progressivamente aumentate fino a raggiungere nel 2021 i 783.000 ettari collocando la Cina al terzo posto al mondo per superficie vitate.
Le esportazioni nel 2021 hanno ripreso vigore attestandosi sui 42 mila di ettolitri (2016: 100 mila hl) e interessano prevalentemente vini di alta gamma.
Le importazioni sono in diminuite, le cause si possono imputare sia ai dazi elevati imposti dal governo cinese (ad esempio ai vini australiani), sia al fenomeno detto “Guochao” (onda nazionale) che porta, soprattutto i giovani, ad apprezzare i prodotti nazionali compreso il vino, sia la pandemia.
Un fenomeno, a cui le aziende locali si stanno adeguando, che privilegia i vini a basso grado alcolico e tutto quello (etichette, design, packaging) che richiama elementi della tradizione cinese.
La tendenza di privilegiare i prodotti nazionali e le nuove pratiche di consumo hanno favorito lo sviluppo commerciale del vino cinese con un aumento delle vendite (a discapito delle importazioni), che per il 50% avvengono on-line.
Pur in presenza dell’aumento delle vendite dei vini locali, i consumi evidenziano un trend negativo iniziato nel 2018, nel 2017: 19 milioni di litri, nel 2021: 10 milioni di litri (circa 2,5 litri per persona, in Italia: 38 litri pro capite).
Vitigni e stile di vinificazione
Anche se in Cina non mancano varietà con attitudine enologica, oggi la maggior parte delle superfici vitate sono impiantate con varietà “internazionali” quali Cabernet Sauvignon, Merlot, Shiraz, Marselan, Chardonnay, Petit Manseng e non mancano sperimentazioni con il Sangiovese.
Le tecniche di vinificazione rispondono alle esigenze e stile delle cantine (contenitori inox, di barrique nuove più o meno tostate o di più passaggi, di chips, ecc.) però i vini prodotti per l’export, sono legati da un fil rouge: ricerca del “gusto internazionale”.
La produzione e le importazioni sono riservate per circa il 80% a vini rossi in quanto i consumatori cinesi associano, per tradizione, il colore rosso alla salute e alla fortuna.
Nel prossimo articolo appunti di degustazione dei vini cinesi presenti nelle Slow Wine Fair di Bologna.
(Dati statisti tratti da www.oiv.it)
Alcune varietà cinesi “locali” - Beichun, ibrido a bacca rossa ottenuto nel 1954 dell’Istituto di Botanica della Accademia della Scienza Cinese tra Moscato di Amburgo con Vitis amurensis; - Crystal, ibrido a bacca bianca, dall’esame del DNA parrebbe ottenuto da Vitis vinifera e Vitis labrusca; - Longyan, ibrido a bacca rossa, detto anche “occhio di dragone”, da uve da tavola e da vino; - Rose Honey, ibrido a bacca rosa, incrocio tra Vitis vinifera e Vitis labrusca; - Tuo Xian, varietà di Vitis vinifera a bacca rosa dalle oscure origini a duplice attitudine da tavola e da vino. I vini prodotti con queste uve sono di difficile beva, fuori del contesto locale, in quanto risultano grossolani, dolciastri con profumi di volpino (foxy) tipici dei vini prodotti con ibridi interspecifici. (Fonte: Wine Grapes, Jancis Robinson et All.)
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