Prima parte di più articoli sul mondo dello Champagne: qui si descrivono la storia, il terroir e i vitigni.
L’A.O.C. “Champagne” è riservata a vini effervescenti bianchi o rosé, vinificati con il metodo champenoise, nelle tipologie: pas-dosé, extra-brut, brut, extra-dry, dry, demi-sec e doux.
La Denominazione è stata riconosciuta il 29 giugno 1936, l’ultima revisione, del 10 dicembre 2022, ha apportato variazioni su potatura, pratiche culturali e vitigni, messa in riserva di parte del raccolto, confezionamento, etichettatura, controlli e metodi di valutazione.
Storia e leggenda
La cultura della vite nella regione della Champagne fu introdotta dalle legioni romane, ma la vinificazione iniziò nel Medioevo con i monaci, presenti nella regione con numerose abbazie, che li utilizzavano principalmente come vini da messa.
I vini erano fermi ma, durante i mesi caldi, potevano rifermentare e per questo erano detti “saute-buchon”.
La tradizione attribuisce la paternità a un monaco benedettino Dom Pierre Pérignon (1639-1715), cellario dell’abbazia di Hautvillers, vicino a Épernay (recentemente, in diverse pubblicazioni, non è più citato, es. disciplinare: cap. 1 – paragrafo X-b).
Lasciò in eredità l’arte della pressatura e dell’assemblaggio, la base degli Champagne di qualità, ma non inventò il metodo champenoise.
La vera svolta nella produzione del vino effervescente risale all’obbligo, in Inghilterra, dell’uso del carbone nelle fornaci delle vetrerie in sostituzione del legno e all’utilizzo dei tappi di sughero
Obbligo, imposto dalla necessità di riservare il legno nei cantieri navali inglesi per le esigenze della flotta, fu formalizzato da un editto reale di Re Giacomo I del 1615, su suggerimento dell’Ammiraglio Sir Robert Mansell.
L’uso del carbone aumentò il grado di fusione dei materiali impiegati nella fabbricazione del vetro e portò alla produzione di bottiglie molto più resistenti alla pressione dei gas prodotti nel corso dell’evoluzione dei vini effervescenti.
Interessante segnalare la relazione di uno studioso inglese Christopher Merrett (1614–1695) “Some Observations concerning the Ordering of Wines”, datata 17 dicembre 1662, depositata presso la Royal Society di Londra, nella quale si consiglia di aggiungere zucchero o melassa per produrre vini effervescenti.
È verosimile che si sia giunti alla elaborazione dei primi Champagne dopo ripetuti anonimi tentativi e poi, a posteriori, se ne sia ricostruita la storia.
Dal XVIII° al XXI° secolo
Nei secoli XVIII e XIX imperatori, re, generali brindavano alle vittorie e cercavano di dimenticare le sconfitte con lo Champagne: Federico il Grande di Prussia, Napoleone e i generali zaristi solo per citarne alcuni.
Momenti importanti per diffusione dello Champagne sono l’autorizzazione, nel 1728, del trasporto dei vini in bottiglia e la nascita, un anno più tardi, della maison Ruinart, seguita poi nel 1743 da Moët.
Nel XIX° che si sviluppano le grandi maison, si perfezionano la vinificazione, gli stili (brut, rosé, millesimati…) e le attrezzature come ad esempio: “pupitres” e banchi di sboccatura “à la glace”.
Dopo un’azione giudiziaria intrapresa, nel 1882, dalle maison di Champagne, una sentenza definì che “il nome Champagne è riservato ai vini elaborati e vinificati con uve raccolte in Champagne”.
La viticultura, all’inizio del XX° secolo, subì danni parziali a causa della fillossera e devastanti nel corso della Prima Guerra Mondiale: la regione della Champagne fu una delle zone dove si svolsero le battaglie più cruente.
La crisi portò, per tutelare l’area di produzione, alla legge del 1927 che definì i limiti della regione viticola e il 29 giugno 1936 viene riconosciuta l’AOC agli Champagne.
L’INAO dopo il 1959, procedette alla revisione dei terreni all’interno della zona delimitata utilizzando sia i criteri di storicità che tecnici, quali la tipologia del suolo, l’esposizione delle parcelle.
La legge del 16 novembre 1984 attribuisce all’INAO poteri di revisione dei disciplinari, l’ultimo disciplinare licenziato è del 10 dicembre 2022.
Zona di produzione
La regione champenoise, dista meno di 200 chilometri a nord est di Parigi, è l’areale più a nord delle zone vitivinicole della Francia.
L’area di produzione dello Champagne si estende su circa 34.200 ettari, comprende i territori di 319 comuni ricadenti in 5 dipartimenti: Aisne (39 comuni), Aube (63), Haute-Marne (2), Marne (212) e Seine-et-Marne (3).
Terroir
Il mare si ritirò circa 70 milioni di anni fa lasciando un sottosuolo composto principalmente di calcari, che favoriscono il drenaggio del suolo.
La Côte des Blancs, la Côte de Sézanne i vitigni di Vitry-le-François sono situati su un substrato di calcare bianco poroso (craie champenoise) che possono raggiungere uno spessore di 30 metri e sono ricoperti da uno strato sottile di terreno alluvionale composto, in percentuali variabili, da sabbia, marna, terreno ricco di humus, argilla e detriti di calcare.
La sua forte porosità è una vera riserva d’acqua (300 a 400 litri a m3) utile nelle estati molto aride.
L’altitudine media degli impianti è tra 90 e 300 metri. I vigneti hanno un’esposizione prevalente sud, sud-est ed est e con pendenza media del 13%, in alcuni casi, del 60%
Craie champenoise Terreno formato da granuli di calcari derivanti da scheletri di microorganismi marini (coccoliti) e caratterizzati dalla presenza di fossili di belemniti (molluschi dell’era secondaria - Mesozioca).
Le zone vocate
Montagne de Reims
Altopiano situato a sud di Reims tra i fiumi Marne e Vesle. I terreni sono formati da calcari bianchi sciolti favorevoli al drenaggio. I vini del versante settentrionale sono più corposi, di colore più scuro rispetto a quelli più fini e aromatici del versante meridionale. La varietà principale coltivata è il pinot noir. La regione ha nove Grand Cru e numerosi Premier cru.
Valle della Marna
I vigneti sono ubicati sulle sponde del fiume Marna. Colline caratterizzate da terreni argillosi e calcarei, a tendenza marnosa. Il vitigno principale è il meunier (pinot meunier). Gli Champagne hanno un seducente bouquet fruttato, morbidezza e sono di facile beva.
Côte des Blancs
Si estende su una ventina di chilometri da Épernay. Vitigno predominante è lo Chardonnay impiantato su terreni calcarei bianchi. I vini sono caratterizzati da vivacità, carattere, aromi leggeri e delicati, sprigionano aromi importanti.
Aube
Areale posizionato a sud dello Champagne, vicino a Chablis, a 100 chilometri a sud di Épernay. Terreni argillosi e marne kimmeridgiane. I vini sono maturi e fruttati, il vitigno principale è il pinot noir.
Côte de Sèzanne
La meno conosciuta, la più recente, per la sua posizione meridionale la varietà più coltivata è lo Chardonnay. I vini sono più fruttati e meno fini di quelli della Côte des Blancs. Terreni calcarei ricoperti da marna, argilla e sabbia.
La base ampelografica
I vitigni principali sono: Pinot Noir (38%), Meunier (32%), Chardonnay (30%), Arbane, Petit Meslier, Pinot Blanc e Pinot Gris che possono partecipare nella misura superiore o uguale al 95%.
Le varietà Arbane, Petit Meslier, Pinot Blanc e Pinot Gris oggi sono residuali nell’elaborazione dello Champagne.
Sul nuovo Disciplinare (ed. 2022) è indicata una nuova varietà “d’intérêt à fin d’adaptation”: il Voltis, che partecipa misura inferiore o uguale al 5%.
Voltis Varietà a bacca bianca resistente alle malattie fungine , incrocio interspecifico complesso (Villaris x MTP3159.2.12)
In particolare:
• Pinot Noir
I vini si distinguono per gli aromi di frutti rossi e le importanti strutture. Nell’invecchiamento in bottiglia sviluppa aromi terziari che richiamano le nocciole tostate o il cacao. Questo vitigno apporta all’assemblaggio corpo e potenza.
• Meunier (Pinot Meunier)
I vini sono leggeri, morbidi e fruttati, si evolvono rapidamente. Apporta all’assemblaggio rotondità.
• Chardonnay
I vini giovani evidenziano profumi agrumati e note tostate e di miele con l’invecchiamento. Evoluzione lenta, ideale per la longevità dei vini.
In assemblaggio con vino a base Meunier, il Chardonnay conferisce longevità e armonia; con il Pinot Noir il Chardonnay conferisce finezza, freschezza.
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