Il laboratorio, organizzato da Slow Food Torinese Sud Ovest, ha permesso di degustare e valutare sei Piemonte DOC Albarossa.
L’incrocio Albarossa: note storiche
Il prof. Dalmasso dal 1933 al 1938, nel periodo di permanenza a Conegliano Veneto, ha creato 14 incroci (9 a bacca colorata e 5 a bacca bianca) attribuendo un codice numerico identificativo.
Tra questi incroci c’era l’Albarossa, ibrido che, secondo l’intenzione del Professore, doveva fondere le qualità del Nebbiolo con la freschezza e rusticità del Barbera.
Gli ibridi Dalmasso, dopo un periodo di oblio, a metà degli anni ‘60 del secolo scorso, sono stati oggetto di studio a cura dei proff. Curzel ed Eynard (Facoltà agraria, Torino) per valutarne le potenzialità agronomiche.
A seguito dei riscontri positivi, dopo essere stati rinominati dal dott. Paglietta (es. Albarossa ex codice numerico XV/31), tutti i 14 ibridi sono stati iscritti al “Registro Nazionale della Varietà di Vite”.
Ulteriori studi, negli anni ’80 e ’90, dopo aver verificato anche le potenzialità enologiche, sono stati ritenuti validi solo l’Albarossa, il Bussanello e il Cornarea.
Il passo successivo è stato l’inserimento, nel 2001, dell’Albarossa e Bussanello tra i vitigni idonei alla coltivazione per il Piemonte e, nel 2005, il Cornarea.
Però, solo Albarossa e Bussanello hanno destato l’attenzione dei produttori.
Nel 2003, Michele Chiarlo, seguito da altri produttori, ha impiantato i primi filari di Albarossa.
Nel 2009, dopo l’analisi del DNA, è emerso che i “genitori” dell’Albarossa sono lo Chatus (Nebbiolo di Dronero) e non il Nebbiolo mentre è stato confermato il Barbera; nello stesso anno il vino ha ottenuto la DOC come Piemonte Albarossa.
Piemonte Albarossa DOC: stralcio disciplinare
La Denominazione nasce nel 2009, riservata a due tipologie:
- Albarossa fermo;
- Albarossa spumante rosato.
I vini devono essere ottenuti da uve Albarossa per almeno l’85%, per la restante parte, possono concorrere altri vitigni a bacca rossa non aromatici idonei per il Piemonte.
Oggi, la maggioranza dei produttori vinificano le uve in purezza per esaltare le grandi potenzialità del vitigno: colore, profumo, corpo.
Per la tipologia Albarossa fermo, i vini “devono essere sottoposti a un periodo minimo di invecchiamento di 12 mesi a partire dal 1° novembre dell’anno di vendemmia”.
Da pochi anni è stato costituito il “Club Albarossa” con l’obbiettivo di far conoscere il vino a una maggiore platea di consumatori.
Note di degustazione
Piemonte Doc Albarossa “RAY”, 2020, Colle Manora, Quargnento, Alessandria
Fermentato in acciaio termocontrollato dove affina per 12 mesi e poi riposa per ulteriori 12 mesi in bottiglia.
Brillante colore rubino, quasi inchiostrato e unghia violacea, fluido. Profumi opulenti già a bicchiere fermo, dopo l’ossigenazione esplodono note di frutta matura rossa, leggeri sentori florali e spezie (pepe bianco) nel finale. Al primo sorso presenta un’acidità leggermente aggressiva, sensazioni sostituite poi da aromi fruttati e sapidi. Un vino giovane.
Piemonte Doc Albarossa “del Marusè”, biologico, 2021, Poggio Ridente, Cocconato d’Asti, Asti
Azienda a conduzione biologica, dopo la vinificazione (tradizionale) il vino viene affinato 12 mesi in barrique e tonneaux di 2°/3° passaggio.
Alla vista evidenzia un colore rubino molto carico con riflessi violacei. Profumi avvolgenti, da una iniziale nota boisé si passa a sentori floreali, balsamici e di piccoli frutti maturi. In bocca è setoso, vellutato, l’acidità è equilibrata, la sapidità lo rende elegante e piacevole.
Piemonte Doc Albarossa “La Lus”, 2020, Banfi Piemonte, Strevi, Alessandria
Fermentazione in tini in acciaio a temperatura controllata (24-30°) e successivo affinamento in barrique di rovere francese per 12 mesi.
Rubino carico, unghia violacea, brillante, fluido, con profumi delicati di piccoli frutti rossi maturi, note di spezie dolci (pepe di Sichuan) e vaniglia. Vellutato, giusto equilibrio tra tannini e acidità, sapido, agile. Un vino pronto.
Piemonte Doc Albarossa, 2019, Castello di Neive, Neive, Cuneo
Breve macerazione (4 giorni), dopo le fermentazioni affinamento 12 mesi in legno e poi in bottiglia.
Il colore rubino carico brillante preannuncia un vino piacevole alla beva. Il primo sentore è il boisé e vaniglia seguito da note di tabacco, sottobosco e humus. In bocca, la nota acida si fonde con tannini ancora vitali, minerale con un finale ammandorlato.
Piemonte Doc Albarossa “Macchiaferro”, 2018, L’Armangia, Canelli, Asti
Affinamento prima in botte grande 14/16 mesi e poi in bottiglia per qualche anno.
Colore importante, rubino molto carico, brillante, vino dal frutto ben integrato, marasca sotto spirito, ciliegia nera ma nel prosieguo dell’ossigenazione i sentori si ampliano in note di rabarbaro, pepe nero, tabacco e cacao. Al sorso si presenta con una vivace acidità, tannini già polimerizzati, sapido, vellutato con note ammandorlate nel finale.
Piemonte Doc Albarossa “Albarone“, 2017, Marco Bonfante, Nizza M.to, Asti
Vinificato con uve appassite (vendemmia a inizio settembre: 70%) e con uve raccolte a metà ottobre. Affinato in botti di legno francese da 1000 litri per 24 mesi e poi in bottiglia per ulteriori 12 mesi.
Importante tonalità rubino cupo, brillante. Profumi netti di frutta matura (ciliegia nera, mirtillo) e di marmellata di susine con note di vaniglia e spezie dolci. Avvolgente al palato, con giusta acidità e tannini ben fusi, sapido, lungo nel finale.
Be First to Comment